LA PSICOLOGIA INVESTIGATIVA: cos’è e di cosa si occupa

 

La Psicologia Investigativa nasce in Inghilterra nel 1985, grazie al lavoro di ricerca dello Psicologo Ambientale David Canter.  È un’area relativamente nuova della Psicologia Giuridica e comprende la Criminologia, la Criminalistica e le Scienze Forensi. Insieme ad altre discipline, si occupa di studiare il comportamento criminale, inteso sia come comportamento violento sia non violento; l’attenzione viene rivolta ai modi, al significato dell’agire delittuoso e il tutto viene inserito in un contesto ampio di sistema di significato coerente. Lo psicologo investigativo, grazie alla legge del 7 Dicembre del 2000 n.397, può intervenire sulla scena del crimine, differentemente da ciò che accadeva in precedenza, adesso non si limita solo ad effettuare le consulenze, ma interviene attivamente insieme all’investigatore, con la quale ricostruisce la “storia” dei fatti.

 

Fonte immagine http://www.sintelpol.org.br/site/common/noticias.php?cad_n_categoria_id=3&cad_n_id=324

Il suo compito consiste nel far si che via sia una corrispondenza tra i fatti e interpretazioni della realtà che sta osservando. La nuova posizione che gli è stata attribuita diventa fondamentale nell’analisi del caso perché  lo psicologo investigativo va ad analizzare il crimine, valuta il comportamento deviante.  Partecipa attivamente sia nella’osservazione che nell’analisi, valuta le caratteristiche di personalità, socio-demografiche dell’autore del reato. La sua attività, come detto precedentemente, si svolge in collaborazione con l’investigatore ed insieme effettuano quella che viene chiamata “analisi investigativa criminale” ossia l’esame della valutazione delle informazioni e delle tracce comportamentali che rappresentano l’evidenza dell’agito sulla scena del crimine per individuare le caratteristiche della sua personalità, della scelta della vittima/e. Attraverso una ricostruzione dinamica dell’episodio e dello scenario, si può arrivare a ricostruire cronologicamente i fatti dal prima al dopo, ma anche attraverso una ricostruzione di un  identikit psicologico del probabile autore di reato attraverso analisi comparative con altri casi simili, con l’obiettivo di constare la presenza di analogie.

Fonte immagine http://pennadigitale.wordpress.com/2011/02/

La vittima, nella ricostruzione dell’accaduto, ha un ruolo molto importante, in quanto  essa presenta sia i segni evidenti, quali ad esempio  la posizione del corpo sia altri segni che ci danno informazioni utili al fine di definire l’efferatezza dell’azione rivolta contro la vittima e quindi darci informazioni sulle possibili dinamiche;  oltre che le ferite o la posizione del corpo, lo psicologo investigativo osserva e prende nota di quelle azioni non necessarie ai fini del reato, ma che forniscono indizi al suo percorso logico-simbolico e gli effetti che intende produrre. Per ultimo, ma non per ordine di importanza, lo psicologo investigativo, si occupa anche della testimonianza la quale deve tener conto della cultura, dei pregiudizi bene in mente la motivazione e gli aspetti soggettivi di essa. Lo psicologo investigativo compone il puzzle e ricerca i vari pezzi attraverso la ricerca della tracce, frammenti, residui di vissuto, confrontandoli con ciò che invece sta osservando. La difficoltà di questa nuova disciplina riguarda sia la formazione e quindi le risorse necessarie affinché  si formino nuovi esperti. E’ comunque, un dato di fatto, che  nell’ambito psicologico-forense, attualmente, si stia procedendo verso un cambiamento sia sul fronte operativo che epistemologico.

Autrice: Dott.ssa  Ida Campanella, Psicologa.

Mail: idacmp@libero.it

 

Bibliografia: Fargnoli A., Manuale di psicologia investigativa. Giuffrè Editore, 2005

Sitografia : http://www.lrpsicologia.it/la-psicologia-investigativa/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.