Quando parliamo dell’abuso sessuale sui minori, dobbiamo distinguere almeno due fasce di età: quella dei bambini e quella dei teen-ager. Vogliamo qui portare alcune informazioni attinenti soprattutto alla fascia di età dei bambini, considerati tali fino all’età di 10-11 anni, specificamente fino allo sviluppo puberale.
Di massima, per abuso sessuale s’intende il coinvolgimento di un bambino in attività sessuali di cui non può comprendere il significato e le conseguenze a lungo termine, perché impreparato psicologicamente e per le quali non può prestare il proprio consenso. Tale definizione, però, è soggetta a numerose interpretazioni offerte dalle varie dottrine, ma tutte condividono il principio che per violenza sessuale si deve intendere ogni situazione in cui un soggetto costringe un altro ad un rapporto o ad un contatto sessuale e chi lo subisce non è in grado di comprendere in toto o in parte ciò che fa. Tra gli atti da ricondurre all’abuso sessuale vanno inclusi la costrizione di un soggetto alla visione dei propri genitali o l’esposizione a materiali a contenuto sessuale volto al procurarsi piacere o comunque vantaggi economici.
L’abuso sessuale dal punto di vista giuridico. Nella cultura della maggior parte dei Paesi, le pratiche sessuali sono legali ed accettabili solo se entrambe le persone sono consenzienti e in grado di capire le azioni che compiono. In Italia, ad esempio, ai sensi dell’art. 609 bis c.p.: ” Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni”. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali: (a) abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto; (b) traendo in inganno la persona offesa per esservi il colpevole sostituito ad altra persona. Nei casi in cui l’abuso sia compiuto da altro minore, la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi.
Va poi considerata la violenza compiuta sui teen-ager, come spesso le cronache portano alla ribalta; cioè ragazzini/e che si prostituiscono per avere oggetti di consumo come cellulari, abbigliamento e altro. E’ pur vero che spesso sono i/le teen-ager ad adescare gli adulti ma proprio perché non ancora in grado di capire le conseguenze delle loro azioni, vengono comunque considerate vittime dalla legge. Per porre fine a questo fenomeno nel 1989 l’ONU è intervenuta con la Dichiarazione dei diritti del bambino. Poi ribadite dall’UNICEF e da Amnesty International.
L’abuso sessuale secondo la dottrina medica. La medicina valuta la violenza sessuale nel suo agito, valutando le conseguenze fisiologiche che la violenza comporta, e la suddivide in quattro sottogruppi: 1. Atto sessuale completo; 2. Tentativo di avere un rapporto sessuale; 3. Contatto sessuale senza penetrazione 4. Abuso sessuale che non prevede contatto diretto.
Secondo alcuni, non è corretto includere atti come l’esibizionismo o le proposte oscene nel concetto di abuso sessuale, poiché, secondo una serie di ricerche, è improbabile che il solo abuso sessuale senza contatto fisico possa determinare disturbi psicologici a lungo termine. Ciò potrebbe essere in parte condiviso solo se si trattasse di atti non ripetuti nel tempo, ma qualsiasi forma di violenza lascia un segno indelebile anche perché nella maggior parte dei casi il minore è “tradito” da una persona di fiducia. Nei casi di abuso è difficile stilare un decalogo degli indicatori dello stesso, a grandi linee tra gli indicatori fisici vi sono: Traumi genitali. Corpi estranei nella vagina o nel retto. Secrezione vaginale o infezioni ricorrenti a vie urinarie. Pubertà precoce. Insufficiente tono sfinterico. Gonorrea pediatrica. Per questi indicatori da più parti viene richiesta una nuova e più adeguata legislazione che consenta al medico di evidenziare che ha rilevato un qualcosa di sospetto che non può essere eliminato dopo soli venti giorni, come accade ora, ma che lo si conservi come prova. Altrimenti tutte le indagini che il sospetto di reato mette in moto, non concludono nulla senza le prove fisiologiche.
L’abuso sessuale dal punto di vista psicologico e sociale. Due sono le categorie fondamentali distinguibili nell’ambito dell’abuso sessuale:
- Abuso sessuale intrafamiliare.
- Abuso sessuale extrafamiliare. Nel primo caso l’abuso è perpetrato da un membro della famiglia, nel secondo, invece, le persone sono estranee alla stessa. Nell’ambito della categoria intrafamiliare si annoverano tre sottogruppi:
(a) Abuso sessuale;
(b) Abuso sessuale mascherato, riconducibile a pratiche sessuali inconsuete e non del tutto esplicite come ad esempio lavaggi prolungati dei genitali, applicazioni di medicine con una certa frequenza, cioè quando l’adulto giustifica i toccamenti per provocarsi piacere.
(c) Pseudo-abusi, essi sono classificati come abusi dichiarati ma non consumati. Il maltrattamento fisico che ne consegue, può essere lieve, moderato o severo, ed è riscontrabile quando i genitori eseguono o permettono ad altri l’esecuzione di lesioni. In questo ambito, risulta gravissimo anche il maltrattamento psicologico, quando la caratteristica principale è il fatto che si protrae nel tempo, e il bambino non riesce a difendersi, a causa di una “dipendenza affettiva”, ciò comporta delle conseguenze sul piano del comportamento, della maturazione cognitiva e dell’affettività.
Molto diffusi, purtroppo, sono gli abusi sessuali subiti fuori dalla famiglia. Di solito sono forme di abuso che riemergono spesso nei racconti di pazienti adulti. I mass media, però, hanno avuto un grande ruolo nel rendere visibile il fenomeno, suscitando l’indignazione collettiva e facendo crescere la cultura della segnalazione.
Forme di violenza extrafamiliare sono: Stupro, Atti di libidine, Sfruttamento o prostituzione, Pornografia, Pedofilia, Esibizionismo, Molestie verbali. Gli autori possono essere degli sconosciuti o anche persone che hanno la responsabilità di accudire i minori, oppure amici di famiglia.
Tra gli indicatori cognitivi: Disturbi del sonno e dell’alimentazione. Depressione. Mutismo elettivo. Timidezza. Paura.·Comportamenti autodistruttivi per evitare il ripetersi dell’abuso. Chiusura verso il mondo esterno. Problemi scolastici.
La violenza sui minori – in tutte le sue forme- è un problema con il quale dobbiamo fare i conti. Essa è un male per tutta la società che può e deve fare qualcosa per sensibilizzare e prevenire tale fenomeno.
L’Organizzazione Mondiale della sanità ribadisce che: “l’abuso è evitabile con la prevenzione primaria, secondaria e terziaria: la prima indirizzata alla popolazione include l’insegnamento, l’educazione e il sostegno sociale; la seconda rivolta alle situazioni familiari nelle quali l’abuso è potenzialmente prevedibile, dando un’adeguata assistenza; la terza si rivolge ai mass-media che devono assumersi l’onere di pubblicizzare i danni che i più deboli subiscono.
Autrice: Margherita Marra, Psicoterapeuta
Fonti: Raffaella Feola in Studio Cataldi in Notizie Giuridiche