Negli ultimi vent’anni, la psicologia ha visto l’emergere e lo sviluppo sempre più crescente degli strumenti impliciti di misura. Il bisogno di avere accesso alle cognizioni spontanee e inconsapevoli ha accelerato la creazione di tecniche d misurazione innovative, le tecniche implicite. Tra i vari test impliciti lo IAT, Implicit Association Test, risulta essere lo strumento più utilizzato.
La procedura prevede la somministrazione al computer di una sequenza di prove di categorizzazione. In ciascuno di questi compiti, al soggetto sono presentati degli stimoli uno dopo l’altro al centro del monitor. Gli stimoli sono generalmente immagini o parole e appartengono a quattro diverse categorie. Due di queste categorie rappresentano dei concetti, mentre le altre due rappresentano due attributi opposti bipolari. Ogni volta che uno stimolo compare sul monitor, il rispondente lo deve essere assegnare alla categoria appropriata, nel modo più rapido ed accurato possibile, premendo un apposito tasto della tastiera. I tasti di risposta messi a disposizione sono due: due categorie di stimoli condividono perciò uno stesso tasto.
Le prove dello IAT sono suddivise in cinque blocchi. Tre di questi blocchi hanno lo scopo di permettere al rispondente di apprendere le modalità di risposta, mentre i restanti due sono critici per l’indagine delle associazioni d’interesse. Nei blocchi di apprendimento, ai partecipanti vengono proposti stimoli che appartengono a due delle quattro possibili categorie. Nei blocchi critici, invece, sul monitor vengono proposti stimoli di tutti e quattro i tipi. Avendo il partecipante a disposizione due soli tasti di risposta, nei blocchi di apprendimento ciascuna delle categorie di risposta è associata biunivocamente ad un tasto di risposta, mentre nei blocchi critici a ciascuno dei tasti sono associate due categorie di risposta. La logica del test è abbastanza semplice, se nella rappresentazione cognitiva di una persona vi è un’associazione forte tra concetto e attributo, il compito critico in cui essi sono associati sarà molto più facile rispetto a quando è necessario avere risposte diverse. Nella psicologia infantile questo tipo di test risulta molto utile per valutare variabili che risulterebbero non di facile rilevanza, come ad esempio l’empatia o il razzismo. Essendo dei costrutti molto difficili da valutare, i test impliciti permettono di verificare il livello di empatia o la presenza di atteggiamenti razzisti in bambini molto piccoli, dal momento che essi risultano più inclini a test presentati in forma di gioco, e quindi pieni di immagini e colori, piuttosto che a test cartacei o verbali, poichè potrebbero “appesantire” l’esame.
Si può benissimo affermare che, grazie ai continui sviluppi nella ricerca, i test impliciti, ed in particolare lo IAT, risultano molto versatili nella psicologia infantile in quanto sono un valido strumento per indagare nei bambini una serie di associazioni cognitive implicite, altrimenti non valutabili.
Autrice: Maria Rita Panepinto, Dott.ssa in Discipline Psicosociali