Esiste correlazione tra disturbo d’attenzione e iperattività?
Analizziamo da vicino entrambi questi elementi
Cos’è l’attenzione?
L’attenzione è definita come l’insieme di processi cognitivi superiori che permettono ad un individuo di selezionare le parti più importanti delle informazioni che provengono dall’ambiente circostante. Questo è fondamentale perché nell’ambiente sono presenti una vasta gamma di informazioni e il cervello deve compiere uno sforzo cognitivo per selezionare le più importanti e funzionali a svolgere un compito in un particolare momento.
L’attenzione si sviluppa prima della nascita del bambino. Infatti il neonato è raggiunto da una serie di stimoli a livello tattile ed acustico a cui però non riesce a dare un significato specifico. È in grado però di percepire a livello visivo un oggetto in movimento nello spazio: questo è considerato il precursore primario dell’attenzione. Solo con il passare del tempo essa diventerà più selettiva e specifica.
Il disturbo attentivo può essere la causa di importanti disturbi evolutivi e si manifesta con :
- incapacità a mantenere la concentrazione su un determinato compito
- la dimenticanza delle cose,
- il passaggio frequente da un’attività all’altra,
- la facilità di annoiarsi dopo pochi minuti.
Iperattività
Quando possiamo definire un bambino o una bambina come iperattivi?
L’iperattività non può e non deve essere scambiata per nessun motivo con la vivacità.
Per non incorrere in errori di valutazioni o in facili etichette, teniamo presente che l’iperattività si presenta come l’impossibilità da parte del bambino di tenere a lungo un comportamento di attenzione e concentrazione verso un qualsiasi compito.
In generale l’iperattività è rappresentata da questi comportamenti:
• Difficoltà a rimanere seduto sulla propria sedia durante i pasti, a scuola e durante il tempo libero.
• Tendenza a parlare in maniera eccessiva.
• Difficoltà nel giocare in modo tranquillo.
• Tendenza a essere continuamente in movimento
• Agitazione e irrequietezza continua
• Interruzione del dialogo tra due persone o tendenza a rispondere alle domande prima che queste siano completate
Questi bambini e bambine, sono disorganizzati e spesso sbadati, impulsivi e cercano di evitare compiti cognitivi impegnativi, che risultano loro difficoltosi, non perché non abbiano i mezzi per portarli a termine, ma manca loro la capacità di impegnarsi costantemente.
Il bambino inoltre può presentare senso di incapacità nello svolgere dei compiti specifici e bassa autostima.
Questo comporterà uno stato di fragilità emotiva e relazionale.
Rilevare queste caratteristiche può essere molto di aiuto per individuare il disturbo il prima possibile e attuare le giuste strategie per gestirlo. Il bambino con tale disturbo ha infatti bisogno di training adeguati e di interventi mirati.
L’età in cui viene maggiormente rilevato il disturbo è proprio l’età scolare, ragion per cui è auspicabile un lavoro di rete tra scuola- famiglia per avere una diagnosi tempestiva e un intervento realmente efficace.
Le cause
I risultati di recenti studi neurofisiologici sostengono l’ipotesi che i disturbi dell’attenzione e dell’iperattività comportino un ipofunzionamento dei sistemi catecolaminergici e in particolar modo di quelli che agiscono nella corteccia prefrontale, evidenziando quindi l’importanza del ruolo che i circuiti dopaminergici fronto-striati assumono nella patofisiologia del disturbo.
Conseguenze a lungo termine
Il disturbo d’attenzione e iperattività non si esaurisce nell’età scolare, ma può avere pesanti conseguenze nell’età adulta, se non viene colto e trattato adeguatamente, espone al rischio di sviluppo di condotte antisociali, abuso di sostanze, difficoltà attentive, familiari, interpersonali ed educative.
Rispondendo alla domanda posta all’inizio di questo articolo quindi si può dire che c’è correlazione tra disturbo d’attenzione e iperattività.
Tale correlazione è evidente nel disturbo di attenzione -iperattività, e la prevalenza di un disturbo rispetto all’altro, ha dato vita a 3 sottotipi:
– tipo prevalentemente iperattivo-impulsivo
– tipo prevalentemente disattento
– tipo combinato
Autrice: Eleonora Mazzitelli Dott.ssa in Processi Cognitivi e tecnologie, Tecnologie di supporto clinico