CENTRO ASCOLTO UOMINI MALTRATTANTI: una strada per fermare la violenza sulle donne

La violenza sulle donne è un tema sempre attuale e negli ultimi 10 anni, anche grazie all’uso dei social, l’attenzione è ancora più accentuat su quella che è una vera e propria piaga sociale. Spesso si tende a sottolineare come sia importante la protezione e presa in carico da parte delle varie associazioni e centri antiviolenza, delle donne vittime di maltrattamenti, ma quasi mai si parla di  strutture ( e annessi percorsi psicologici) che prendano in carico il maltrattante.

Eppure da qualche anno i C. A.M. ( Centro Ascolto Uomini Maltrattanti), sono una realtà.

Attraverso le parole della  Dott.ssa Malesa Nicoletta (Presidentessa  del C.A.M. Nord Sardegna) e  della Dott.ssa Susanna Valleri

( Vicepresidentessa), conosciamo meglio cosa sono e cosa propongono questi Centri nati appositamente per contrastare

il preoccupante fenomeno della violenza sulle donne.

 

 

 

  •  Come e quando nasce questo progetto “Centro Ascolto Uomini Maltrattanti”?

Il Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti del Nord Sardegna è stato costituito il 20 maggio del 2014:  l’associazione è regolarmente iscritta all’Anagrafe Unica Regionale con la qualifica di O.N.L.U.S. (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale).
Nato dalle riflessioni di un gruppo di professioniste che da alcuni anni lavoravano con le donne vittime di violenza di genere,

il Servizio si configura come primo centro specialistico, nella Regione Sardegna, per la presa in carico degli uomini maltrattanti in condivisione delle Linee Guida “Work with Perpetrators of Domestic Violence in Europe – WWP” (parte del programma Daphne II) che – incoraggiando gli scambi a livello europeo sulle buone pratiche nel lavoro con uomini autori di violenze domestiche al fine di migliorare la sicurezza delle vittime – stabiliscono standard di qualità per i servizi rivolti al recupero degli autori di violenza nelle relazioni intime.

 

 

 

 

Fonte immagine:https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/a_catanzaro_lo_spazio_ascolto_maltrattanti_dove_gli_uomini_violenti_chiedono_aiuto

 

 

 

  • Come perviene la richiesta di ascolto/aiuto da parte di un uomo maltrattante?

Le richieste di presa in carico che arrivano al Centro sono di vari tipi:

• uomini che ci contattano spontaneamente dichiarando di agire violenza contro le proprie partner;
• professionisti ( avvocati, Ass. Sociale, Centri per la famiglia, Forze dell’ordine, ecc) che ci contattano per chiedere la presa in carico degli autori di comportamenti violenti che hanno a loro volta in carico;
• donne vittime di violenza, figlie, madri che chiedono aiuto per i propri compagni, ex compagni, padri e figli autori di violenza;
Le richieste di aiuto pervengono pressoché da tutta la Sardegna. I contatti avvengono attraverso i canali di comunicazione divulgativi del servizio:
• Facebook
• Twitter
• Instagram
• Sito sede locale e sito sede nazionale
• Recapiti telefonici

• Quali figure professionali ruotano all’interno dei vostri Centri?

Il CAM Sardegna si avvale della collaborazione di uno staff multidisciplinare costituito da Counselor, Psicologi, Psicoterapeuti e Criminologi che, oltre alle proprie competenze, hanno acquisito una specifica formazione per operare con uomini che agiscono violenza nelle relazioni affettive, formazione garantita da “una convergenza dei programmi Relive in Linee Guida condivise mutuate da quelle europee (WWP-EN) che sono state formalizzate attraverso alcuni punti metodologici imprescindibili” ponendo alla “base di un modello ecologico che pone come radice della violenza una chiara lettura di genere basata sulle indicazioni della Convenzione di Istanbul, evidenziando la priorità della sicurezza delle vittime, l’assunzione di responsabilità di chi agisce”. Inoltre tutte le operatrici donne hanno lavorato precedentemente presso un CAV, venendo perciò a contatto prima con le vittime per avere una preparazione di genere sufficientemente adeguata ad affrontare il lavoro con gli autori.

  • Dagli inizi ad oggi, avete registrato un incremento delle richieste di ascolto?

Assolutamente si, in questi anni di attività, dal 2014 al 2020 il Centro di Ascolto ha ottenuto oltre 170 contatti, nello specifico si tratta di richieste di consulenza o aiuto. Possiamo fare un ulteriore distinguo tra i primi tre anni di attività e gli ultimi tre: durante i primi tre, abbiamo avuto un 50% dì richieste che arrivavano dagli uomini e un 50% che arrivavano da partner, ex partner, figlie, madri, che ci contattavano per i loro compagni, ex compagni, padri, e figli.
A seguito dell’importante lavoro di rete e di sensibilizzazione, e alla stipula di protocolli operativi, pur rimanendo alta la percentuale di uomini che chiedono aiuto spontaneamente, sono aumentati, conseguentemente al lavoro di diffusione e di divulgazione delle attività del servizio, le richieste di presa in carico e di valutazione dell’uomo da parte dei servizi e da parte dei professionisti (avvocati, assistenti sociali, ecc).

 

 

 

  •  Ci descriva , se possibile, come avviene la presa in carico e il percorso di un uomo all’interno del vostro centro

Il percorso al CAM viene strutturato fondamentalmente in due fasi:
• Fase 1 – Colloqui individuali
• Fase 2 – Gruppi psicoeducativi

FASE 1 – La fase del colloquio individuale è uno step essenziale per comprendere le dinamiche personali dell’uomo, le dinamiche interne ed esterne alla relazione, così come quelle interne ed esterne alla rete amicale e familiare. Esso è utile per:
• acquisire delle informazioni relative al suo vissuto personale;
• comprendere il livello di de-responsabilizzazione rispetto al proprio agito;
• per ricostruire cronologicamente i vari accadimenti.

Il numero di colloqui individuali previsti da protocollo per la valutazione di idoneità al percorso è compreso in un range che va da cinque a otto, tuttavia, il dato puo variare in base alle necessita del singolo e/o alle valutazioni degli operatori.

FASE 2 – Le finalità del lavoro in gruppo sono:
• individuazione di strategie di interruzione di comportamenti violenti;
• riconoscimento delle emozioni negative per una corretta gestione delle stesse;
• riduzione dell’isolamento sociale che spesso accompagna la violenza;
• riconoscimento dei propri comportamenti abusanti e maltrattanti attraverso la propria narrazione della violenza agita e quella degli altri partecipanti al gruppo, durante la quale vengono individuati e spiegati tutti i meccanismi di difesa posti in essere in maniera automatica, come la negazione, la minimizzazione e l’attribuzione di responsabilità ;
• promozione della genitorialità , con un focus particolare sulla paternità

Alla fine del percorso psicoeducativo esiste un terzo step che è quello del gruppo di follow up. Questo è utile in quanto permette all’uomo di raccontarsi e confrontarsi in maniera meno strutturato e meno direttiva. Infatti, in questa terza fase, gli uomini che seguono il percorso sono più liberi nell’affrontare le tematiche che loro stessi portano all’interno del gruppo e che permette di avere feedback più personali.

All’interno del carcere avviene una formulazione degli incontri ancora diversa: in questo caso infatti si parte dalle storie di vita personale che i detenuti portano e si cerca di trovare una modalità per introdurre alcune informazioni teoriche durante gli incontri. Questo avviene poiché all’interno delle mura carcerarie è presente un altissima diffidenza e il meccanismo di difesa della negazione la fa da principe. Perciò di fondamentale importanza è permettere a questi uomini di raccontarsi, senza farli sentire giudicati.

  • Che percentuale di “buona riuscita” ha il vostro percorso? Ovvero, una volta terminato il percorso all’interno del vostro centro, l’uomo ha e mantiene un cambiamento nella sua mentalità e dunque nei suoi atteggiamenti?

Tenendo conto che dopo la fase 2, ossia i gruppi psicoeducativi, esiste una fase tre di follow up, possiamo affermare che il cambiamento dopo un percorso al CAM rimane stabile e duraturo. La terza fase ci aiuta a monitorare proprio questo, ossia che gli insegnamenti presenti precedentemente permettano all’autore di violenza di individuare strategie alternative rispetto all’utilizzo della violenza come modalità comunicativa e, se si dovessero sentire in pericolo di ripetere quei comportamenti, sono consapevoli di poter contattare gli operatori per un aiuto immediato.
Sicuramente imparare ad intercettare la violenza e ad interromperla prima che che questa venga messa in essere, rende gli uomini più stimolati a trovare soluzioni alternative, che li aiutino anche a mantenere delle relazioni positive (empawerment)

  •  E’ mai capitato che un uomo, terminato il percorso, dopo un po’ di tempo, abbia delle “recidive” nel suo comportamento ?

Occorre innanzitutto fare una precisazione: la durata dei percorsi è molto lunga, definire un percorso “terminato” richiede una serie di valutazioni che possono richiedere anni di intervento. La recidiva è possibile, può avvenire rarissimamente, ma per prevenirla non si può e non si deve pensare che sia sufficiente un lavoro semestrale o annuale. Tanti anni la violenza impiega a radicarsi nella storia di vita dell’uomo, altrettanti vanno impegnati per la sua deradicalizzazione.

  • Due parole sul futuro dei vostri Centri

Il futuro dei Centri di Ascolto per Uomini Maltrattanti sarà quello di essere sempre più capillarmente diffusi e sempre più supportati, perché si arrivi a una stabilizzazione e a una sistematizzazione dei servizi, o almeno è quello che ci auguriamo e a cui auspichiamo.

I dati dei femminicidi in Italia pongono in evidenza le carenze di interventi che non vertono sufficientemente sulla prevenzione della recidiva.

È di fondamentale importanza sensibilizzare Enti, Istituzioni, Forze dell’Ordine, Tribunali, la politica in primis, sulla necessità di intervenire prima che accadano i terribili fatti di cronaca che tristemente riempiono le pagine dei giornali e i notiziari. Molto si è fatto con l’introduzione del codice rosso, e confidiamo nel recente Disegno di Legge (DDL S. 1770) presentato in data 26 marzo 2020.

 

Autrice: Laura Muscarella, Psicologa

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