Jerome Seymour Bruner nasce nel 1915 a New York da una famiglia di ebrei tedeschi. Subito dopo aver conseguito la laurea alla Duke University, si iscrive ad Harward, dove incontra numerose figure di rilievo come Allport e Murray. Solo intorno al 1951 però egli si inizia ad interessare al pensiero e alla percezione. Dopo cinque anni, nel 1956 conosce Piaget, ed avvia una profonda collaborazione con la scuola ginevrina. Successivamente legge le opere di Vygoskij. In questi anni fonda il Center of cognitive studies e inizia ad occuparsi dei problemi riguardanti l’apprendimento e dell’istruzione a livello scolastico, mostrando però uno spiccato interesse per il linguaggio.
A questo punto possiamo dire che se Piaget è ricordato ancora oggi come uno dei maggiori esponenti della psicologia dello sviluppo a livello cognitivo e Vygoskij è essenzialmente contrapposto a Piaget, Bruner è generalmente considerato come una mediazione tra i due. Infatti entrambi hanno avuto un ruolo importante nel pensiero di quest’ultimo. Sulla base di queste teorie, così diverse e particolari, Bruner elabora la sua teoria di Pensiero Logico e Pensiero Narrativo.
Il pensiero dello studioso si può dividere in tre punti fondamentali e molto innovativi. Essi sono inoltre concatenati tra di loro. Lo studioso infatti studia in modo approfondito i concetti di:
- Percezione
- Pensiero
- Linguaggio
Per quanto riguarda la percezione, secondo lo studioso, essa non è una risposta ad uno stimolo ma è un processo influenzato dai valori dalle motivazioni e dalle credenze dell’individuo. È un’ipotesi che può essere verificata o falsificata. È un’ipotesi inconscia formulata in modo soggettivo dall’interno del nostro corpo. Tutto ciò causa una rottura con il pensiero del tempo e vede l’uomo come un individuo attivo che possiede intenzioni e aspettative nei confronti del mondo.
Il pensiero è visto dallo studioso come una costruzione di categorie. Oggi dopo molte ricerche sappiamo che le categorie derivano da strutture cognitive. Queste strutture determinano a loro volta delle strategie cognitive che sono legate all’ambiente. Dopo numerosi studi egli afferma che non c’è un cambiamento basato sull’età del bambino, né è presente una successione stadiale in questo ambito.
Dopo aver condotto molti studi a livello infantile egli ha potuto affermare che il linguaggio invece è considerato lo strumento principale del pensiero. È qualcosa che viene acquisito nel tempo attraverso l’altro e serve all’individuo per comunicare le esperienze che vive, in modo tale che esse abbiamo una forma narrativa.
Egli è ricordato per la sua innovazione e per il grande lavoro compiuto in diversi ambiti della psicologia. Muore dopo un secolo di vita, alla veneranda età di 101 anni.
Autrice: Eleonora Mazzitelli, Dottoressa in Discipline Psicosociali