Obesità infantile: gli effetti sulla psiche

L’obesità infantile oramai rappresenta uno dei più gravi problemi di salute pubblica del 21° secolo, in quanto oltre 42 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni in tutto il mondo presentano una condizione di sovrappeso (S) o obesità (O). Una problematica consolidata nei Paesi ad alto reddito, ma che si sta sviluppando anche nei paesi a basso/medio reddito. Dati più allarmanti riferiscono che se continuerà questa crescita esponenziale, allora si stimerà che circa 70 milioni di bambini saranno sovrappeso o obesi entro il 2025, rendendo ciò uno dei principali problemi di salute psicofisica.

Effettivamente la condizione di sovrappeso e di obesità durante l’infanzia e l’adolescenza sembra essere portatrice di numerose e durature conseguenze negative per la salute psicofisica; in particolare, numerosi studi hanno evidenziato come l’insorgenza dei sintomi e dei disturbi psichiatrici/psicologici sia più diffusa nei bambini e nei giovani adulti obesi.

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Depressione e ansia

I risultati di numerose ricerche sul rapporto tra depressione e sovrappeso/obesità suggeriscono che l’aumento di peso durante l’adolescenza può essere correlato alla comparsa di depressione, stati d’animo negativi e scarsa autostima.

Interessanti sono le differenze di genere sessuale in quanto è stato evidenziato come le ragazze S/O abbiano maggiori probabilità di sviluppare depressione e ansia rispetto ai coetanei maschi S/O.

Al contrario, i ragazzi S/O presentano un più alto rischio di sviluppare sintomi depressivi rispetto ai ragazzi di peso normale.

Altri studi non hanno sostenuto questi risultati riportando comunque un’incidenza della depressione modestamente superiore rispetto alla popolazione generale.

 

Autostima

Numerosi studi hanno confermato che i bambini sovrappeso/obesi manifestano un’autostima significativamente più bassa rispetto ai coetanei normopeso, che deriva non solo dall’insoddisfazione del proprio corpo ma anche dal ritenersi meno capaci rispetto ai coetanei.

Nello specifico le ragazze S/O, rispetto ai ragazzi S/O, descrivono negativamente il proprio aspetto fisico, non si sentono accettate dai gruppi sociali e manifestano bassa autostima.

 

Condotta e stigmatizzazione

Altri fattori da prendere in considerazione sono il bullismo, le prese in giro, la stigmatizzazione dell’obesità in quanto rappresentano fattori di stress che influenzano negativamente i bambini sovrappeso/obesi portando alla manifestazione di disturbi psicologici/comportamentali.

Gli adolescenti S/O più soggetti alle prese in giro spesso manifestano bassa autostima ed episodi depressivi più frequenti.

Inoltre la stigmatizzazione dell’obesità è ormai un evento comune all’interno della società che si manifesta sotto diverse forme come: stereotipi negativi, vittimizzazione ed emarginazione sociale.

È stato anche osservato come i bambini sovrappeso/obesi vittime di bullismo e prese in giro siano più inclini a manifestare problemi di condotta soprattutto a scuola, come ad esempio disobbedienza, comportamento aggressivo/distruttivo dirompente, abusi fisici e verbali e ciò comporta un rendimento scolastico peggiore rispetto ai bambini normopeso.

Risultati poco ottimistici riferiscono come i bambini S/O tra i 6 ei 13 anni siano molto più a rischio di essere vittime di bullismo rispetto ai loro coetanei normopeso.

 

Disordini alimentari

La stigmatizzazione, le prese in giro, il bullismo rappresentano un significativo fattore di rischio anche per lo sviluppo di disturbi alimentari e la messa in atto di comportamenti per il controllo del peso assolutamente non salutari.

Effettivamente esiste una stretta correlazione tra obesità e disturbi alimentari (nello specifico la bulimia nervosa). In particolar modo sono le ragazze ad essere più a rischio: i risultati di numerose ricerche hanno rivelato che il 25% delle ragazze obese ha messo in atto comportamenti per il controllo del peso pericolosamente estremi come induzione del vomito, abuso di lassativi e pillole per la dieta, digiuno, o fumo.

 

Prevenzione e interventi

Nonostante le numerose ricerche, non è ancora chiaro se i disturbi psichiatrici e i problemi psicologici siano una causa o una conseguenza dell’obesità infantile. Ciò è dovuto sia ai diversi approcci e metodi utilizzati nei vari studi, che non permettono di mettere a confronto i risultati ottenuti sia perché i meccanismi alla base dell’insorgenza dei problemi psichiatrici/psicologici non sono stati ancora pienamente compresi; sicuramente bisogna rivolgere l’attenzione alla complessa interazione dei fattori biologici, psicologici e sociali.

Anche se la manifestazione di questi disturbi in bambini e adolescenti S/O sembra essere in continuo aumento, non vi è una profonda consapevolezza della gravità di questa situazione.

Comunque i dati disponibili confermano che l’obesità può essere trattata efficacemente nei bambini più piccoli e negli adolescenti. Infatti interventi multifattoriali associati ad attività fisica e ad una dieta sana potrebbero giovare ai bambini sovrappeso/obesi non solo in ambito familiare ma anche nel contesto scolastico comportando un miglioramento della qualità della vita psicosociale e fisica.

Molto importanti sono gli interventi familiari che dovranno concentrarsi sul tipo di attaccamento genitoriale, sui fattori comportamentali, ma anche interventi di autogestione per modificare e implementare stili di vita sani. Inoltre i colloqui motivazionali, nel trattamento dell’obesità, forniscono una guida incoraggiando le persone ad esplorare e comprendere le proprie barriere intrinseche e gli incentivi per cambiare.

Un obiettivo chiave da prefiggersi è anche quello di migliorare la conoscenza dei possibili rischi che comporta l’obesità nell’infanzia e adolescenza in modo tale da ridurre la stigmatizzazione, e quindi poter migliorare il modo di approcciarsi nei confronti dell’obesità. In caso contrario i possibili problemi psicofisici potrebbero continuare anche nella vita adulta, con il rischio di incorrere problemi di salute per tutta la vita.

 

Dott. Fabio Rossi, psicologo in formazione

 

Rif. Bibliografici:

  • “Psychological consequences of childhood obesity: psychiatric comorbidity and prevention”. Rankin J. et al., Adolesc Health Med Ther. 2016; 7: 125–146.

 

 

 

 

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