Germania, 1901: lo psichiatra Alois Alzheimer interroga una sua paziente di 51 anni, la signora Auguste D. , mostrandole molti oggetti e successivamente le domanda che cosa le fosse stato indicato.
La donna non riusciva a ricordare e lo studioso registrò il suo comportamento come
“disordine da amnesia di scrittura“.
Comincia così la storia della Malattia di Alzheimer.
Cosa succede esattamente 120 anni dopo?
Il numero dei casi di demenza in generale è in aumento tra la popolazione mondiale.
“Nel 2010: 35,6 milioni di persone risultavano affette da
demenza con stima di aumento del doppio nel 2030, del triplo nel 2050, con 7,7 milioni di nuovi casi all’anno (1 ogni 4 secondi) e con una sopravvivenza media,
dopo la diagnosi, di 4-8-anni”.( FONTE: Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di Alzheimer Disease International).
In Italia il tema delle Demenza è una spina al fianco dal punto di vista sociale, economici e affettivi.
I parenti della persona affetta da Demenza di Alzheimer vengono lasciati spesso da soli
ad affrontare una malattia progressiva, altamente invalidante e dai risvolti talvolta imprevedibili.
APPELLO ALLE ISTITUZIONI
Risulta di immediata urgenza fare il punto delle situazione da parte dei vari governi nazionali e regionali in concerto con l’Istituto Superiore di Sanità per elaborare un piano d’intervento mirato alla presa in carico dei singoli soggetti e delle relative famiglie.
Occorre formare personale qualificato e con formazione specifica che possa essere da valido supporto nell’affrontare le demenze.
FATTORI DI RISCHIO
Numerosi studi hanno rilevato come tra i fattori di rischio per le demenze ci sia:
– appartanere al sesso femminile
– avere un’età avanzata (oltre i 65 anni la percentuale è dell’8%, la percentuale si alza al 20% oltre gli 80 anni).
COS’E’ LA DEMENZA IN GENERALE?
La demenza è caratterizzata da deficit cognitivi che rappresentano un declino rispetto al precedente livello di funzionamento raggiunto.
Secondo il DMS-5, i criteri per formulare diagnosi di disturbo neurocognitivo sono:
– deficit che riguardano la cognizione;
– tali deficit rappresentano un declino rispetto al precedente livello di funzionamento cognitivo raggiunto.
(Leggi anche : Malattia di Parkinson: intervenire con la stimolazione cognitiva )
Demenza di Alzheimer: come si manifesta?
La caratteristica principale della Malattia di Alzehimer è la lenta e graduale perdita di memoria, a partire da episodi e azioni recenti.
Segue una graduale perdita di orientamento spazio -temporale, di capacità nel fare le cose, nell’eseguire compiti anche di routine , perdita nell’autonomia (capacità di vestirsi, lavarsi e nutrirsi) e del linguaggio.
Possono essere presenti episodi depressivi e di aggressività più o meno accentuata, sia fisica che verbale.
CAUSE
“La causa all’origine dell’Alzheimer sembrerebbe essere legata all’alterazione del metabolismo di una proteina, la proteina precursore della beta amiloide (detta APP) che, per ragioni ancora non conosciute, a un certo punto nella vita di alcune persone inizia a venire metabolizzata in modo alterato portando alla formazione di una sostanza neurotossica – la beta amiloide – che si accumula lentamente nel cervello portando a morte neuronale progressiva”.
(Fonte: www.https://www.humanitas.it/malattie/alzheimer/).
Recentemente si è passati a studiare il microbioma intestinale e i relativi metaboliti, osservando come , in qualche modo essi siano coinvolti nell’innesco dello sviluppo e decorso di patologia amiloide (Per saperne di più https://microbioma.it/neuroscienze/alzheimer-scoperti-metaboliti-batterici-intestinali-che-accendono-la-patologia-amiloide/).
Ancora una volta si rivela di fondamentale importanza studiare l’asse cervello-intestino per scoprire la chiave di numerose patologie.
COME INTERVENIRE
L’Alzheimer è una malattia progressiva e invalidante. Tuttavia, la sua progressione può essere rallentata da un tempestivo intervento integrato tra farmaci idonei e stimolazione cognitiva digitale.
COME AVVIENE IL TRAINING COGNITIVO PER LA MALATTIA DI ALZHEIMER?
Il training cognitivo per la Malattia di Alzheimer può avvenire attraverso l’uso di Mindlenses un dispositivo medico di classe 1 , composto da :
– lenti prismatiche , usate per la neuromodulazione NON invasiva
– un tablet contenente i serious games, (giochi di stimolazione cognitiva).
Mindlenses è uno strumento ideato da Restorative Neurotechnologies, startup siciliana, nata nel 2018, da un’idea dal Prof. Massimiliano Oliveri, Neurologo e ricercatore di fama internazionale e Docente Ordinario presso l’Università degli Studi di Palermo, per rendere più agevole la riabilitazione cognitiva , in quanto sia il materiale per la valutazione che quello per la riabilitazione, è contenuto nel tablet.
Lo Psicologo si recherà al domicilio del paziente ed effettuerà 14 sedute, rigorosamente ravvicinate tra di loro in termini temporali: la frequenza ravvicinata è uno degli elementi fondamentali per far sì che il trattamento abbia la sua efficacia.
Le prime 2 sedute saranno di valutazione, seguiranno 10 sedute di Training con Mindlenses e infine 2 sedute di ri-valutazione per valutare i progressi fatti dal paziente.
Attraverso l’uso delle lenti , avrà luogo l’adattamento prismatico: la distorsione visuo percettiva che ne deriva , costringe il cervello a “ri-aggiustarsi”, dunque attivandosi.
Il lavoro fatto con i “serioius games” stimolerà le funzioni cognitive che più ci interessano (memoria, linguaggio, funzioni esecutive).
CONCLUSIONI
Mentre attendiamo risultati incoraggianti dalla ricerca per contrastare efficacemente l’insorgenza della Malattia di Alzheimer, possiamo fare concretamente qualcosa per migliorare la qualità di vita del paziente e dei suoi cari.
Diagnosi precoce, intervento farmacologico adeguato al singolo caso e stimolazione cognitiva, possono rallentare l’avanzata della malattia e motivare il paziente .
La stimolazione cognitiva serve a riattivare le competenze residue e a rallentare la perdita funzionale dovuta alla patologia.
Inoltre può aiutare il paziente anche dal punto di vista psicologico ed emotivo: sentire di avere un obiettivo e mettersi in gioco, nonostante la malattia, ha un effetto benefico sull’umore.
Ricordiamoci sempre che , anche se la memoria e le capacità cognitive generali vengono meno, il lato emotivo e affettivo è sempre presente e il paziente avvertirà il clima emotivo che lo circonda, con una ricaduta positiva sul rapporto con se stesso e i suoi cari.
Autrice: Dott.ssa Laura Muscarella , Psicologa esperta in Neuropsicologia
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