Lo sviluppo sociale, inteso come processo di socializzazione, inizia sin da piccolissimi, praticamente dopo la nascita, e va avanti per tutta l’infanzia e l’adolescenza. Lo sviluppo sociale riguarda il modo con cui i bambini interagiscono con gli altri, gli schemi di comportamento, sentimenti e atteggiamenti manifestati dai bambini in relazione alle altre persone ed al modo in cui variano questi aspetti nel corso della crescita. Comprendere sé stesso e gli altri è indispensabile per lo sviluppo sociale e ciò avviene di pari passo: più il bambino inizia a capire cosa provano gli altri e anche lui, più utilizza la conoscenza che ha acquisito di sé stesso per percepire le emozioni e i sentimenti altrui.
Lo sviluppo sociale in età infantile è segnato da due tappe principali: la prima fanciullezza e la media fanciullezza. Nella prima fanciullezza, da 2 a 6 anni, il mondo sociale dei bambini si amplia grazie ai rapporti più articolati che si formano in famiglia, con fratelli e nonni per esempio, e grazie all’ingresso alla scuola dell’infanzia in cui si hanno i primi rapporti con i coetanei. Nella media fanciullezza, da 6 a 11 anni, si assiste all’ingresso alla scuola elementare ed è richiesto ai bambini un buon grado di competenza sociale in modo da inserirsi bene nell’ambiente scolastico ed approfondire i rapporti di amicizia con i coetanei.
Lo psicoanalista Erikson si è occupato di sviluppo ed ha formulato una teoria che interessa tutte le età della vita e per ognuna di esse ha individuato un “dilemma psicosociale” dato dalla relazione tra individuo ed ambiente.
Questi dilemmi altro non sono che due termini opposti, uno indica una conquista e l’altro un fallimento. Dalla nascita ad un anno il dilemma è tra fiducia-sfiducia, il bambino vive in un ambiente prevedibile che risponde a tutti i suoi bisogni ed acquisisce più sicurezza in sé stesso, anche se un fallimento in questo stadio può strutturare un senso del sé fragile. Da 2 a 3 anni il dilemma riguarda autonomia-dubbio/vergogna, le acquisizioni dello sviluppo rendono il bambino autonomo ma lo espongono, al contempo, anche a fallimenti.
Ciò porta il bambino a nascondere la verità attraverso bugie, un eventuale fallimento porta alla formazione di tratti paranoici del carattere. Da 4 a 5 anni, ovvero nell’età del gioco, il dilemma è tra iniziativa-senso di colpa, il bambino consolida le competenze acquisite e quasi sempre le applica in modo impetuoso, proprio per questo riceve più richiami. Avere qualche fallimento in questa fase può portare ad avere una tendenza all’inibizione. L’ultimo dilemma riguardante i bambini si ha da 6 a 12 anni, quindi nell’età scolare, e riguarda industriosità-senso di inferiorità. Il bambino in questa fase fa il suo ingresso a scuola iniziando a confrontarsi con gli altri e cimentandosi nei primi compiti di apprendimento; prova a rispondere a queste novità, ma se incontra difficoltà subentra il senso di inferiorità. Un fallimento in questo stadio innesca rassegnazione e conformismo.
Da ciò si può evincere quanto sia delicato ed importante lo sviluppo sociale, poiché influenza le relazioni ma anche lo sviluppo personale, cognitivo ed emotivo del bambino.
Autrice: Maria Rita Panepinto, Dott.ssa in Discipline Psicosociali
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