Ad ogni bambino capita di avere qualche piccola paura, che la stragrande maggioranza delle volte è superata semplicemente con il passare del tempo. Dobbiamo infatti pensare che il modo di esperire la realtà del bambino è radicalmente differente da quelli propri delle età che seguono (Siegel, 2014) e che questo li porta a dare una colorazione “magica” al mondo, che appare quindi popolato di gioie infinite e di terrori spaventosi.
In tutti questi casi non è possibile parlare di una “fobia”, dato che si tratta di paure commisurate all’età che non provocano disagio significativo, né a loro, né ai familiari. Dobbiamo infatti ricordare che se “paura” è il nome di un’emozione universale e anche utile (pensiamo alla possibilità di sfuggire velocemente di fronte ad un pericolo), fobia è invece il nome di un disturbo, che unisce all’emozione una rete di percezioni/reazioni, da parte del piccolo e del suo contesto relazionale, che la rende un limite per le sue attività quotidiane.
(Leggi anche https://www.psinfantile.com/genitori-e-figli/la-nascita-delle-paure-nei-bambini/)
Come aiutarli a superare la paura?
Ecco alcuni consigli per i genitori di bambini paurosi
Se il bambino chiede rassicurazioni
In tempi di incertezza, cerchiamo un porto sicuro. E così fanno anche i bambini che, quando intrappolati dalla morsa della paura, cercano dagli adulti la sicurezza che a loro manca, l’appoggio all’ondeggiare instabile delle onde del mare. E ancora dobbiamo mettere in guardia: tali comportamenti, se ad uno stadio iniziale sono assolutamente da tollerare, in altri momenti rischiano di diventare la stampella che aiuta a stare in piedi, ma difficilmente ad imparare a camminare. Ecco che quindi risulta importante, a tratti, essere in grado di svincolarsi dalle richieste di rassicurazione dei figli; alle insistenti domande, se ripetute, ridondanti e continue, sarà quindi saggio rispondere con: “Secondo te?” (Fiorenza, 2000).
Se il bambino cerca di non pensare
Alcuni bambini non sopportano la paura; essa infatti è, tra tutte le emozioni, la più arcaica e pervasiva. Irrompe con forza nel nostro equilibrio mentale, portandoci a perdere il controllo di noi stessi, delle nostre reazioni e dei nostri pensieri. Questo però non deve stupire, dato che la sua funzione è proprio quella di estromettere il cervello razionale della neocorteccia per dare avvio a reazioni veloci e istintive che in condizione di pericolo possono salvarci la vita. Ma tale perdita di controllo può fare paura; e allora, la paura della paura, circolo vizioso che può condurre al panico, si instaura. Si tratta di un circolo, però, alimentato dai tentativi di controllare la paura stessa, controllo impossibile quando si è preda di tale potente risposta ancestrale. Per questo, la tecnica di elezione in questi casi consiste nell’invitare paradossalmente il bambino ad elencare tutte le sue fantasie più terrificanti, a lasciarsi andare alla paura, descrivendo nel dettaglio ciò che gli viene in mente (Nardone et al., 2013). La paura, quando lasciata libera, non tarda a collassare su sè stessa: quando viene imbrigliata invece si imbizzarrisce, sfuggendo al controllo (O’ Connor, 1983).
Se il bambino evita ciò che gli fa paura
La caratteristica principale del disturbi fobici è certamente l’evitamento (Nardone, 1990): con questa parola si intende il tentativo di eliminare l’esposizione agli stimoli paurosi, oppure di ridurne la probabilità. I bambini non fanno differenza, ma ripetiamo: blandi comportamenti di evitamento fanno parte della norma. Al contrario, quando strutturati e ripetitivi potranno essere affrontati con l’adulto. Quest’ultimo potrà accompagnare il bambino, fornendo una presenza sicura e forte, dove per ora da solo non riesce ad arrivare.
Evitare di sdrammatizzare
E’ bene che gli adulti ricordino che i bambini percepiscono le loro paure in modo drammaticamente reale. Ciò che, da cresciuti, si riduce in grandezza fino a scomparire, da piccoli appare enorme e spaventoso. Commenti come: “Ma cosa vuoi che sia!”, “Stai tranquillo” e inviti a ragionare e a sdrammatizzare le paure spesso servono unicamente a farlo sentire solo di fronte a ciò che lo spaventa.
In conclusione, le paure dei bambini ci mettono a confronto, forse più che altre emozioni, con il mondo misterioso dell’infanzia. L’arduo compito del genitore, o dell’educatore, è quindi quello di capirle senza lasciarsene contagiare, in modo da poterli guidare, con mano amorevole ma sicura, al suo superamento. Riconoscendo implicitamente la differenza (che fa la differenza, direbbe Bateson) fra sè e il bambino, come sembra ricordarci De Saint-Exupéry in uno dei tanti passaggi illuminanti de “Il Piccolo Principe”:
“Mostrai il mio capolavoro agli adulti e domandai se il mio disegno gli metteva paura.
Mi risposero: «Perché mai un cappello dovrebbe far paura?»
Nel mio disegno non c’era un cappello. C’era un serpente boa che digeriva un elefante. Allora ho disegnato quello che c’era dentro il serpente boa, così che i grandi potessero comprendere. Gli devi sempre spiegare tutte le cose”.
Autore : Dott. Giacomo Crivellaro, Psicologo Psicoterapeuta a Firenze e Parma
Bibliografia
Fiorenza, A. (2000). Bambini e ragazzi difficili. Figli che crescono: soluzioni ai problemi che emergono. Firenze: Ponte alle Grazie.
Nardone, G. (1990). Paura, panico, fobie. La terapia in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie
Nardone, G. & l’Equipe del Centro di Terapia Strategica (2013). Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Firenze: Ponte alle Grazie.
O’ Connor, J. J. (1983). Why can’t I get hives: brief strategic therapy with an obsessional child. Family Process, 22 (201-209).
Siegel, D. J. (2014). La mente adolescente. Milano: Cortina.