LA SORDITA’ INFANTILE

La sordità è una riduzione più o meno grave dell’udito; è considerata un deficit sensoriale che però può comportare problematiche nella lingua parlata. Circa il 50% della sordità ha origini ambientali, mentre il restante 50% può essere causato da problematiche genetiche e prenatali. Essa può essere generalmente distinta in due tipologie:

  • Congenita: ossia dalla nascita
  • Acquisita: ossia si verifica nel corso del tempo

 

  • LA SORDITA’ ALL’INTERNO DEL NUCLEO FAMILIARE.

Il rapporto che si instaura tra questo deficit e il nucleo familiare è molto importante perché esso permette al bambino di rendersi conto delle sue possibilità, pur avendo comunque qualche difficoltà, sia a livello individuale, con sé stesso, sia a livello sociale, ossia con la società. Infatti, il può delle volte la sordità diventa una barriera difficile da abbattere. .

La famiglia in cui il bambino sordo si trova a crescere può essenzialmente essere di due tipi:

  • Udente
  • Non udente

Questa sostanziale e importante differenza permette di delineare e comprendere il motivo per cui l’accettazione di questo deficit e soprattutto il saperci convivere, facendolo diventare parte della vita quotidiana familiare, rimane sempre un percorso ostico e tortuoso, per la famiglia udiente.

http://www.acoustic-center.it/sordita-nei-neonati/

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Per comprendere in modo ottimale la differenza si fa riferimento per iniziare alla famiglia non udiente. Essa instaura fin dai primi momenti di vita del bambino, un approccio basato sulla comunicazione non verbale, abbracciandone in modo particolare la gestualità e l’espressività, e usandola per attuare una comunicazione fluente e armoniosa. I genitori in questo caso adottano delle accortezze quali per esempio il toccare il bambino per attirare la sua attenzione o mimare una richiesta che per lui può risultare complessa. L’attività importante è iniziare ad utilizzare la lettura del labiale da parte del bambino. C’è da dire comunque che in una famiglia non udiente, o con al suo interno un individuo non udiente è comunque più preparata in questo campo. Instaura quindi una comunicazione di tipo intuitivo.

La famiglia udiente, al contrario, è una famiglia dove nessuno dei membri possiede questo deficit. Proprio per questo motivo si può incorrere in una situazione difficile da sostenere per i genitori con il verificarsi l’insorgere di emozioni come spavento, senso di colpa e estraneità. Si può verificare inoltre uno sbilanciamento dei ruoli genitoriali e la mancata cura dei figli.

In questo secondo caso i genitori devono fare i conti con i limiti reali del deficit, devono creare un clima favorevole e soprattutto rispettare il bambino come individuo, aiutandolo a superare tutte le difficoltà che incontrerà nella vita.

Una delle più grandi è la lingua parlata. In questo senso si evidenziano due metodi, i quali evidenziano l’importanza di una diagnosi precoce per permettere di usare un metodo più personalizzato e preciso e che possa essere quindi ottimale per il bambino. Essi sono:

  • Metodi Oralisti: prediligono la modalità vocale/oculistica e danno molta importanza alla comprensione.
  • Metodi Misti: prediligono la modalità visivo/gestuale e danno importanza alla produzione.

Per concludere possiamo dire che gli studi sulla sordità hanno portato l’attenzione sulla lingua dei segni. Essa si attua attraverso la modalità visivo-gestuale e che è utilizzata da persone udenti e non udenti ed è stata riconosciuta come una lingua al pari di quella parlata.

 

Autrice: Eleonora Mazzitelli, Dottoressa in Discipline Psicosociali

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