Genitori e figli adolescenti: come rapportarsi?

 

L’adolescenza, nel ciclo di vita di ogni persona, rappresenta il passaggio individuale dall’infanzia verso la maturità. Essa include importanti modificazioni fisiche, psichiche e sociali, e il confronto  continuo con l’immagine che l’adolescente ha di sè e quella che gli rimandano gli altri.

L’adolescente inizia a considerare se stesso, i genitori e il suo ambiente sotto aspetti diversi e i genitori dovrebbero accompagnare e sostenere ogni figlio in questo difficile cammino alla ricerca della propria individuazione. Il compito di ogni adolescente è quello di affrontare il disagio, uscire dallo stato di dipendenza dai genitori, affrontare le difficoltà che esso presenta per una conquista dell’autonomia e dell’indipendenza.

La famiglia, in un certo senso, dovrà adempiere a due compiti: dovrà “distaccarsi” dall’adolescente, ma al tempo stesso dovrà rappresentare un “porto sicuro”. Quindi un giusto equilibrio tra autonomia e connessione permetterà al figlio adolescente di ricercare la propria individualità e di sperimentarsi al di fuori nella costruzione di relazioni e attività esterne.

Il rapporto con la madre è uno dei legami più importanti, al quale facciamo spesso riferimento nella nostra quotidianità ma che anche spesso è ricco di conflitti e incomprensioni, soprattutto in questa fase adolescenziale. La madre durante l’adolescenza perde d’importanza, si vede impotente, non sa se trattare il figlio ancora come bambino, o, al contrario, ritenerlo già adulto e autonomo.

 

É preoccupata sia che il processo di crescita e di cambiamento del figlio possano non avere un esito favorevole, sia della relazione affettiva ed educativa che ha saputo garantirgli durante la crescita e che è ora messa in discussione da fattori esterni alla relazione madre-figlio.

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Il raggiungimento dell’autonomia può portare sia a esiti positivi che negativi: se da una parte infatti l’adolescente raggiunge una maggiore fiducia in sé, dall’altra la separazione emotiva dei genitori può rappresentare la perdita di un importante fonte di sostegno e supporto.

L’adolescente però se pur proteso all’affermazione di sé e della propria individualità, necessita tanto di autonomia quanto di capacità di connessione agli altri. La connessione, quindi è ritenuta assolutamente necessaria poiché un adolescente matura e sviluppa un’identità sana e integrata. La connessione è caratterizzata da sentimenti di intimità, vicinanze emotive, reciprocità e da una sana dipendenza.

I distaccati sono quei giovani che hanno raggiunto un’elevata autonomia emotiva attraverso il disimpegno dalla relazione con i genitori, percepiti come poco supportivi. Hanno un adattamento psicosociale molto povero e un elevato malessere psicologico.

I connessi sono gli adolescenti che hanno mantenuto relazioni intime con i genitori, sviluppando tuttavia una bassa autonomia emotiva. Hanno un buon adattamento psicosociale e un ridotto malessere psicologico.

Gli ambivalenti, sono quegli adolescenti che potremmo definire immaturi, che non hanno ancora raggiunto un’autonomia emotiva dai genitori.

 

Cosa si può fare per migliorare il rapporto genitore- figlio?

Comunicare è il primo passo per un’adeguata relazione genitori-adolescenti. Però a volte la conversazione con un adolescente non risulta essere facile, comunicare è infatti uno scambio di mondi personali che richiede la capacità di saper ascoltare, di rendersi conto che non esiste solo un punto di vista, di comprendere e rispettare anche l’altro, senza ostacolarlo o criticarlo.

La comunicazione ideale con un adolescente, dunque, è quella scevra da pregiudizi e stereotipi, che permetta un proficuo scambio affettivo e comunicativo.

 

 

Autrice: Giusi Di Salvo, Dottoressa in Psicologia

Riferimenti bibliografici:  Sonia Ingoglia, Maria Grazia Lo Cricchio e Francesca Liga, Genitori- adolescenti: autonomia e connessione, Unicopli.

 

 

 

 

 

 

 

 

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