L’enuresi notturna rappresenta uno dei disturbi dello sviluppo più comuni. Infatti tale disturbo si verifica in 1 bambino su 10 di età superiore ai cinque-sei anni, mentre si riduce a 2 adolescenti su 100.
Con il termine “enuresi notturna” si intende l’incontinenza urinaria che colpisce il bambino durante la notte. Esso può avere difficoltà a riconoscere quando la vescica è piena, anche quando è sveglio, arrivando ad urinare involontariamente in qualsiasi momento del giorno o della notte.
In ambito psicologico l’enuresi notturna viene definita come ripetuta minzione nel letto o nei vestiti, che si verifica due volte alla settimana o più per almeno tre mesi consecutivi in un bambino di almeno 5 anni di età e non causata da farmaci o condizioni mediche. Anche se non vengono soddisfatti tutti questi criteri, si può diagnosticare l’enuresi notturna anche nel caso in cui tale situazione provochi un significativo disagio nel bambino.
Va sottolineato il fatto che l’incontinenza urinaria durante la notte è una fase normale dello sviluppo infantile. Ogni bambino matura e apprende il controllo della vescica con i propri tempi, pochi sono i bambini che riescono a controllare la minzione notturna prima dei 3 anni di età. Tale controllo generalmente si apprende tra i 3 e gli 8 anni, pertanto fino ad allora è consigliabile essere pazienti e comprensivi, aiutandolo e incoraggiandolo in questo processo.
Cause
La maggior parte dei casi di enuresi notturna è dovuta ad un ritardo nello sviluppo della capacità di trattenere la pipì quando si sta dormendo, non accompagnato da altri problemi di sviluppo.
Diversi studi suggeriscono che il sistema nervoso elabori più lentamente la sensazione della vescica piena. È da sottolineare anche che spesso il fenomeno dell’enuresi ha una componente ereditaria.
Effetti psicologici
Molti studi affermano che gli effetti psicologici dell’enuresi notturna sono più importanti rispetto a quelli fisici. I bambini che vivono questa situazione devono affrontare diversi problemi cha vanno dall’essere presi in giro dai fratelli, alle punizioni da parte dei genitori, all’imbarazzo nel dover ancora indossare pannolini, fino al vivere con la paura che i propri amici possano scoprire questa situazione.
Inoltre considerano il bagnare il letto come il terzo evento di vita più stressante, dopo il divorzio dei genitori e i litigi tra loro.
Pertanto l’enuresi notturna danneggia non solo l’autostima ma anche lo sviluppo delle abilità sociali.
Quando rivolgersi ad uno specialista?
Come è stato detto, l’enuresi notturna viene considerata un problema intorno ai 5 – 6 anni; tuttavia è consigliabile optare per un trattamento solo dopo i 7 anni di età. Potrebbe essere opportuno considerare un intervento anche per quei bambini che, pur non manifestando il problema frequentemente, avvertono un significativo disagio sia nella sfera intima che in quella sociale.
Terapie farmacologiche e non
È da sottolineare che l’enuresi notturna rappresenta un fenomeno che tende a risolversi spontaneamente, nella maggior parte dei casi. Le terapie che vengono utilizzate hanno come fine quello di accelerare la maturazione del controllo della vescica e/o a ridurre il volume totale di liquidi che arrivano alla vescica durante la notte. Ciò fa sì che il bambino possa condurre una vita normale senza nessun tipo di compromissioni nella vita sociale e nessun disagio a livello psicologico.
La terapia può essere:
Farmacologica: permette di diminuire la produzione di urina e pertanto il rischio di perdita involontaria di pipì è ridotto. È molto importante ridurre o evitare l’assunzione di liquidi la sera.
Comportamentale: si può utilizzare un sistema di allarme ovvero quando il bimbo va a dormire viene collegato a un piccolo apparecchio a pila. Appena inizia ad urinare si attiva una suoneria che sveglia il bambino in modo tale da poter completare la minzione in bagno.
Motivazionale: comporta un coinvolgimento dei genitori nella gestione dell’enuresi notturna. È molto importante che i sensi di colpa provati dal bambino vengano dissipati, ma anche che venga incoraggiato a svuotare completamente la vescica prima di andare a letto, limitando inoltre l’assunzione di liquidi prima di mettersi a letto.
Il rinforzo positivo può essere rappresentato dalla creazione di un diario o di un grafico per poter monitorare i progressi e definire un premio ogniqualvolta il bambino non bagna il letto. È importante anche che il bambino partecipi, la mattina, alla pulizia del letto intesa come una naturale conseguenza dell’averlo bagnato e non come una punizione.
Come aiutare il bambino?
I genitori possono adottare diversi accorgimenti per supportare il bambino e rendere meno spiacevole questo problema. Innanzitutto il bambino non deve essere mai sgridato in quanto è stato dimostrato che i rimproveri possono aggravare la situazione, ma è importante porsi in maniera positiva e aiutarlo nella rieducazione minzionale. Nel caso in cui anche i genitori abbiano sofferto di episodi di enuresi notturna, potrebbe avere un effetto rassicurante condividerli col bambino. Altri consigli più pratici sono quelli di assicurarsi che il bambino, prima di andare a letto, svuoti totalmente la vescica e soprattutto abituarlo ad assumere pochi liquidi la sera in modo tale da ridurre il rischio di urinare nel letto. È sconsigliato invece svegliare durante la notte il bambino per farlo andare in bagno in quanto potrebbe viverla come una punizione; molto più indicato mettere un pannolino.
Dott. Fabio Rossi, psicologo in formazione
Rif. Bibliografici:
- Harari MD. Nocturnal enuresis. J Paediatr Child Health. 2013;49:264–71.