Il Profilo Psicologico dei Criminali Seriali: Analisi delle Motivazioni, dei Tratti di Personalità e dei Modelli di Comportamento

I criminali seriali, definiti come individui che commettono due o più crimini gravi (spesso omicidi), su un arco di tempo, rappresentano uno dei fenomeni più complessi e inquietanti studiati in criminologia e psicologia forense.

La natura di questi crimini, spesso caratterizzati da un modus operandi distintivo e da pattern ricorrenti, ha portato alla nascita della profilazione psicologica, un metodo che cerca di comprendere le motivazioni e i tratti di personalità che caratterizzano questi criminali.

Questo articolo esplorerà come la psicologia possa fornire un quadro approfondito dei criminali seriali, analizzando le loro motivazioni, i tratti di personalità e i modelli di comportamento, e come queste informazioni possano influenzare le indagini e la prevenzione.

Profiling Psicologico

La profilazione psicologica è un approccio analitico che cerca di comprendere i criminali attraverso l’analisi dei loro comportamenti e tratti psicologici. Questa disciplina si basa su diverse teorie psicologiche e criminologiche che aiutano a decifrare i motivi e i comportamenti dei criminali seriali.

I criminali seriali sono spesso associati a tratti psicopatici, come l’assenza di empatia, la manipolazione e la predisposizione alla violenza. La psicopatia è un disturbo della personalità caratterizzato da un profondo egoismo e incapacità di stabilire legami affettivi genuini. Hare (2003) ha identificato tratti chiave della psicopatia, come l’inganno, l’arroganza e la superficialità, che sono frequentemente osservati nei criminali seriali. Questi tratti possono contribuire alla loro abilità nel manipolare e controllare le vittime senza sensi di colpa o rimorso.

La teoria dell’attaccamento di Bowlby e le sue evoluzioni suggeriscono che traumi e abusi infantili possono influenzare lo sviluppo della personalità e il comportamento antisociale. Fonagy et al. (1991) hanno studiato come esperienze negative precoci possono compromettere la capacità di un individuo di sviluppare empatia e regolazione emotiva, portando a comportamenti violenti e devianti.

La teoria dei modelli cognitivi, proposta da Ellis e Beck, spiega che le distorsioni cognitive e le credenze disfunzionali possono influenzare il comportamento criminale. Secondo questa teoria, i criminali seriali potrebbero avere una visione distorta delle proprie azioni e dei diritti, giustificando così il loro comportamento violento come se fosse normale o accettabile (Beck, 1976).

Tra i tratti di personalità più comuni tra i criminali seriali ci sono il narcisismo, il sadismo e il disprezzo per le norme sociali. I narcisisti hanno un’esagerata considerazione di sé e necessità di ammirazione, mentre i sadici traggono piacere dalla sofferenza altrui. Questi tratti possono manifestarsi attraverso comportamenti di controllo e manipolazione, come dimostrato da Cohen et al. (2015), che hanno esaminato come tali tratti influenzano le dinamiche di vittima e carnefice.

I criminali seriali spesso seguono pattern di comportamento distintivi. Questi possono includere l’adozione di rituali specifici o l’uso di tecniche particolari durante i crimini. Ressler et al. (1988) hanno identificato che molti criminali seriali utilizzano rituali complessi che riflettono una psicopatologia profonda e un bisogno di controllo o di rappresentare un potere simbolico attraverso i loro atti violenti.

Motivazioni e fattori di rischio

Le motivazioni dei criminali seriali sono spesso complesse e variano notevolmente tra individui, ma alcune tendenze comuni possono essere identificate.

Molti criminali seriali sono motivati dal desiderio di esercitare il controllo e il potere sulle loro vittime. Questo può derivare da sentimenti di impotenza o insoddisfazione nella loro vita personale. Dutton (2006) ha esplorato come il desiderio di dominare e controllare le vittime possa essere una manifestazione di una crisi personale o di una debolezza psicologica.

Per alcuni criminali seriali, la violenza e il dolore inflitto alle vittime forniscono una forma di gratificazione intensa. Questo può includere un piacere sadico derivante dalla sofferenza degli altri, come evidenziato da Douglas et al. (2013), che hanno studiato il legame tra gratificazione personale e comportamenti violenti.

Esperienze di abuso o traumi durante l’infanzia sono fortemente correlate allo sviluppo di comportamenti devianti. Questi traumi possono influenzare negativamente la capacità di sviluppare empatia e una sana regolazione emotiva, come dimostrato da Luntamo et al. (2014). I traumi precoci possono contribuire allo sviluppo di comportamenti violenti attraverso la formazione di schemi cognitivi disfunzionali e una visione distorta delle relazioni interpersonali.

Anche crescere in ambienti violenti o disfunzionali può aumentare il rischio di sviluppare comportamenti criminali. Huesmann et al. (2003) hanno evidenziato che l’esposizione alla violenza nel contesto familiare o comunitario può normalizzare comportamenti violenti e influenzare lo sviluppo di tendenze antisociali.

Metodi di profilazione e investigazione

La profilazione psicologica offre approcci utili per investigare i crimini seriali e identificare i colpevoli.

  1. Tecniche di profilazione
  • Analisi dei pattern comportamentali: Identificare i modelli di comportamento nei crimini può fornire indizi sul profilo psicologico del criminale. Questo include l’analisi del modus operandi e dei rituali utilizzati durante i crimini, che possono rivelare informazioni sui tratti psicologici e sulle motivazioni del criminale (Canter et al., 2004).
  • Interviste e analisi: Le interviste con testimoni e l’analisi delle dichiarazioni delle vittime possono fornire ulteriori dettagli sui comportamenti e le caratteristiche del criminale. Questo approccio può aiutare a costruire un profilo più accurato e a guidare le indagini nella giusta direzione (Lanning, 2001).
  1. Studi di Caso
  • Criminali seriali famosi: L’analisi di casi noti, come quelli di Ted Bundy e Jeffrey Dahmer, ha fornito importanti intuizioni sui tratti psicologici e sulle motivazioni dei criminali seriali. Rule (2009) ha studiato questi casi per identificare modelli comportamentali e tratti di personalità comuni, offrendo spunti utili per le indagini future.

Approcci terapeutici e riabilitativi

Trattare e riabilitare i criminali seriali rappresenta una sfida significativa, ma ci sono approcci e programmi che possono contribuire a questa impresa.

I trattamenti psicologici, come la terapia cognitivo-comportamentale, possono essere utili per affrontare alcuni aspetti dei comportamenti devianti. Tuttavia, l’efficacia di tali interventi può variare a seconda del disturbo psicologico e della motivazione del criminale (Hollin, 2002).

Interventi e programmi educativi mirati a individuare e trattare comportamenti problematici in individui a rischio possono aiutare a prevenire lo sviluppo di comportamenti criminali seriali. Gendreau et al. (1996) hanno discusso l’importanza di interventi precoci per ridurre il rischio di comportamenti devianti e violenti.

Prospettive future

La profilazione psicologica dei criminali seriali ha compiuto notevoli progressi, ma rimane un campo complesso e in continua evoluzione. Le nuove tecnologie e le ricerche continue promettono di migliorare la comprensione e la gestione di questi individui, contribuendo a una maggiore efficacia nelle indagini e nella prevenzione. La combinazione di approcci psicologici e criminologici offre strumenti potenti per affrontare e comprendere i crimini seriali, fornendo una base solida per future ricerche e interventi.

 

Autrice : Beatrice Leonello – Psicologa

Bibliografia

  • Beck, A. T. (1976). Cognitive Therapy and the Emotional Disorders. International Universities Press.
  • Canter, D., Alison, L., Birtchnell, S., & Heritage, R. (2004). Murder Casebook: Understanding Serial Killers. Routledge.
  • Cohen, J. R., & Harter, S. (2015). Psychopathy and Personality Disorders. Routledge.
  • Douglas, J. E., Burgess, A. W., & Ressler, R. K. (2013). Crime Classification Manual: A Standard System for Investigating and Classifying Violent Crimes. John Wiley & Sons.
  • Dutton, D. G. (2006). The Science of Aggression. Aldine de Gruyter.
  • Fonagy, P., Steele, M., Steele, H., & Moran, G. (1991). The Capacity for Understanding Mental States: The Reflective Self in Parent and Child and Its Significance for Developmental Psychopathology. The International Journal of Psychoanalysis, 72(4), 511-531.
  • Gendreau, P., Goggin, C., & Law, M. (1996). Predicting and Classifying Criminal Behavior: A Review of the Research. Canadian Journal of Criminology, 38(2), 229-256.
  • Hare, R. D. (2003). Without Conscience: The Disturbing World of the Psychopaths Among Us. Guilford Press.
  • Hollin, C. R. (2002). Understanding and Managing Risk in Criminal Justice. Routledge.
  • Huesmann, L. R., Moise-Titus, J., Podolski, C. L., & Eron, L. D. (2003). Long-term Effects of Exposure to Violent Media on Violence and Crime. In D. P. Farrington (Ed.), Key Issues in Criminal Career Research. Routledge.
  • Lanning, K. V. (2001). Criminal Profiling: An Introduction to Behavioral Evidence Analysis. CRC Press.
  • Luntamo, T., Maleta, K., & Maseko, V. (2014). Childhood Trauma and Its Long-Term Effects on Personality Development. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 55(7), 777-785.
  • Ressler, R. K., Burgess, A. W., & Douglas, J. E. (1988). Sexual Homicide: Patterns and Motives. Lexington Books.
  • Rule, A. (2009). The Serial Killer’s Apprentice: Understanding the Psychopathic Mind. Cambridge University Press.

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