“Non riesco a ricordare nulla di quando avevo 7 anni. E’ come se avessi rimosso quel periodo della mia vita”. La paziente, una giovane di 27 anni, non riusciva a capire perché ogni volta che passava davanti casa della nonna, provava un senso di nausea e malessere. Una tristezza insolita l’assaliva ogni vilta che rivedeva le foto di famiglia di quel periodo: tutti erano sorridenti, tranne lei. Solo molto dopo ricollegò quel malessere al ricordo rimosso di una violenza subita da parte del cugino che in quel periodo frequentava la stessa casa.
COS’E’ LA RIMOZIONE?
E’ un meccanismo di difesa, un funzionamento della nostra mente che ci permette di continuare a vivere, nonostante il trauma subito o l’evento spiacevole: la coscienza “rimuove” il ricordo per proteggersi, ma non riesce ad annullare la sensazione del ricordo, che può presentarsi dopo tanto tempo sotto forma di sogno, sintomo, e nei casi più gravi disturbo.
COSA SUCCEDE A LIVELLO CEREBRALE?
Le aree cerebrali coinvolte sono: corteccia frontale, sistema limbico, in particolare l’ippocampo. La corteccia cerebrale, tramite un atto volontario inizialmente della persona stessa, non riesce ad integrare informazioni conflittuali, che vengono cancellate. La persona, dunque, tende all’inizio volontariamente a NON fissare il ricordo nella sua mente, poi l’inconscio fa il resto.
COSA DIMENTICHIAMO?
Tendiamo a dimenticare ciò che può ferire la nostra autostima o la nostra convinzione circa una persona. Se l’esperienza che stiamo vivendo entra troppo in contrasto con i nostri ideali, i nostri valori, con la percezione che abbiamo di noi stessi, per evitare di cadere in un conflitto troppo doloroso, la mente cancella il contenuto poiché ritenuto troppo forte da tollerare. È come se la mente operasse una censura nei confronti di contenuti che possano destabilizzare l’intera psiche, minare la salute fisica e psichica della persona e di chi sta attorno.
Spesso i ricordi traumatici, le emozioni represse, tornano sotto forma di incubi. Il protagonista di “Valzer con Bashir”, ad esempio, è ossessionato da un incubo: 26 cani neri lo inseguono. Capisce, poi, di aver rimosso la sua esperienza da soldato durante la guerra in Libano, esperienza sicuramente dal forte impatto fisico ed emotivo, tra sofferenze proprie e altrui.
COSA SUCCEDE SE IL MECCANISMO DI DIFESA DELLA RIMOZIONE E’ MESSO IN ATTO SPESSO?
In generale la rimozione è uno dei meccanismi di difesa più maturi e adattivi , che ci consentono di vivere e andare avanti , conservando una nostra coerenza.
Un ricorso rigido ed esclusivo a tale meccanismo, può compromettere la salute mentale della persona. Possiamo ricorrere all’immagine della “pentola a pressione” per rendere l’idea dell’effetto che può avere su di noi rimuovere in maniera costante le emozioni : esse infatti premono per la scarica e alla fine “esplodono” sotto forma di crisi d’ansia, angoscia e attacchi di panico e , nei casi estremi, anche di disturbi di personalità.
CHIEDERE AIUTO
Molto spesso la persona si accorge di avere incubi ricorrenti o sogni “ossessivi”, di avvertire un certo disagio provando ansia in situazioni anche apparentemente ordinarie e innocue.
Ci si può rivolgere, allora , allo psicologo o allo psicoterapeuta : grazie a quella che viene definita “alleanza terapeutica”, si lavorerà sui contenuti rimossi, rimettendo in contatto il paziente con aspetti profondi di sé che, se non riconosciuti ed elaborati, possono trasformarsi in vari disturbi nevrotici.
E’ importante, dunque, per un buon funzionamento della nostra vita quotidiana e delle relazioni affettive, lavorative e sociali in generale, essere uomini e donne consapevoli delle ferite che ci portiamo dentro e del modo corretto per elaborarle per trassformarle in nostri punti di forza.
Autrice: Laura Muscarella, Psicologa Psicodiagnosta