Perché lo psicologo a scuola? Perché la scuola è la principale agenzia educativa dei minori dopo la famiglia. Infatti, il luogo dove i bambini e gli adolescenti trascorrono la maggior parte del loro tempo di vita – al di fuori di quello che passano in famiglia – è la scuola.
La scuola è luogo di relazione, di apprendimento, di messa alla prova del minore con se stessi e con gli altri. La crescita individuale, emotiva e relazionale di ogni alunno è un processo delicato e complesso. Uno dei compiti degli adulti, genitori ed insegnanti, è quello di favorire una crescita equilibrata, ricca di stimoli positivi, e quella di accorgersi se ci sono intoppi, disagi o problemi veri e propri e di fare tutto il possibile per rimuoverli e renderli occasione di crescita.
Il POF (Piano dell’Offerta Formativa), uno dei tanti progetti psicologici si può suddividere in due grandi gruppi:
- La promozione del benessere.
- Il rilevamento precoce del disagio.
- Promuovere il benessere significa che possono essere organizzate attività specifiche mirate alla conoscenza di se stessi; esercizi per conoscere e migliorare la comunicazione del gruppo classe; attività di educazione emotiva e affettiva; attività di conoscenza e uso consapevole della tecnologia, così come la scorsa settimana il MIUR ha stabilito nell’ambito dell’informazione dei nuovi prodotti, quali internet, e social network; attività di prevenzione primaria contro le dipendenze di qualsiasi genere; attività di orientamento alla scelta della scuola superiore o dell’Università (o mondo del lavoro); e così via.
- Rilevare il disagio significa fare attenzione a tutti quei segnali che possono indicare qualche problema a livello emotivo, cognitivo o relazionale: scatti di rabbia, difficoltà di attenzione, difficoltà di socializzazione con i compagni, problemi scolastici, disagi nel riconoscere il ruolo delle insegnanti e tanti altri. Evidenziare le varie problematiche tipo ADHD, Dislessia, Disgrafia, Discalculia, ecc.
Rilevare i segnali precoci di disagio significa cercare di approfondire cosa significa quel disagio, dargli voce, prenderlo in carico, risolverlo, evitando che diventi qualcosa di più importante o grave. Infatti, in genere sono i docenti ad accorgersi per primi che potrebbe esserci qualcosa che non va nel corso del normale svolgimento delle attività scolastiche. Se il disagio è prolungato nel tempo ne parlano con la famiglia e danno indicazioni su quali potrebbero essere i percorsi per approfondire di cosa si tratta. Se ci sono psicologi a scuola sono loro a segnalare e suggerire modalità d’intervento.
Cosa lo Psicologo può fare a scuola e cosa no. Negli ultimi 15 anni, molte scuole italiane di ogni ordine e grado, avendo intuito quali potessero essere i contributi che la psicologia scolastica può fornire nell’ambito educativo, hanno messo a disposizione un “cosiddetto Sportello Psicologico” per gli alunni e i loro genitori.
Nell’interesse degli alunni e della scuola in generale, è urgente definire il ruolo di questi psicologi. E in merito vi è stata una sentenza della Corte di Cassazione (9/05/2017), in base alla quale “l’attività in aula di uno psicologo senza il consenso dei genitori degli alunni, è violenza privata. Il lavoro con bambini e adolescenti si può compiere solo con il consenso informato dei genitori”. In seguito a ciò, l’Ordine degli psicologi ha sottolineato “l’urgenza di definire in modo chiaro, strutturato e regolamentato il ruolo dello psicologo all’interno della scuola” così come sottolineato “la necessità di prevedere lo psicologo nell’organico, anche per la comunicazione con le famiglie”. L’organo professionale precisa che gli «psicologi che lavorano in ambito scolastico hanno la responsabilità di assicurarsi che i genitori siano informati quando svolgono attività in classe. Osservazione delle dinamiche di classe non significa fare valutazioni sui singoli, nemmeno quando richieste da un insegnante o da un dirigente. Gli psicologi si devono presentare alla classe come psicologi, non come insegnanti, amici di qualcuno, o sotto altre forme. I bambini hanno diritto di sapere che si stanno relazionando con uno psicologo e in cosa consiste la presenza dello psicologo in classe. Gli psicologi non devono fare valutazioni o diagnosi senza avere il consenso dei genitori e comunque mai durante le attività in classe»
La scuola vive un momento di grande sofferenza in termini di realizzazione di una vera didattica inclusiva. A differenza degli altri Paesi europei, in Italia non è prevista per legge la figura dello psicologo scolastico che, oltre a quanto scritto pocanzi, potrebbe:
- Supportare gli insegnanti durante la progettazione e la realizzazione di attività didattiche inclusive;
- -facilitare la collaborazione scuola-famiglia, presupposto fondamentale per realizzare ambienti di apprendimento con scopi condivisi;
- -supportare le famiglie nella gestione di difficoltà di apprendimento;
- -facilitare i rapporti interpersonali all’interno del contesto scolastico, non solo tra scuola e famiglia, ma anche all’interno della scuola stessa.
Come lavora lo psicologo scolastico. Per lo più tramite due strumenti essenziali: incontri con il gruppo-classe per osservare le dinamiche interattive, colloqui individuali con insegnanti, genitori o alunni.
Le attività del gruppo-classe sono solitamente semistrutturate, cioè si danno degli stimoli (frasi, disegni, schede) che hanno l’obiettivo di far emergere qualcosa del mondo interno del bambino; e l’obiettivo non è la valutazione dell’alunno, ma renderlo consapevole delle sue risorse o dei suoi punti deboli. In questa attività, lo scopo non è capire in prima battuta se l’alunno ha dei problemi o meno, ma porlo in grado di conoscersi meglio. In queste attività possono comparire dei segnali di disagio e, nel caso fossero molto marcati, lo psicologo ne parla con genitori ed insegnanti.
Lo sportello di ascolto psicologico è uno strumento importantissimo per la scuola perché permette di avere, a chi lo desidera, un accesso veloce ad una consulenza con un professionista esperto. La consulenza psicologica consente di fare chiarezza su qualcosa che crea un disagio in modo più o meno marcato.
La consulenza psicologica in ambito scolastico è un intervento breve e focalizzato su specifiche difficoltà. E’ un intervento non terapeutico che orienta e sostiene chi lo richiede aiutandolo a promuovere atteggiamenti attivi e propositivi e stimolando le capacità di scelta.
Alcuni esempi di richiesta nello sportello di ascolto psicologico: l’insegnante in difficoltà con un alunno o con la classe, il genitore preoccupato per i comportamenti del figlio, l’alunno che lamenta ansia eccessiva di fronte alle verifiche, o atti di prevaricazione da parte di qualche compagno, o anche problemi familiari.
Il vantaggio dello sportello di ascolto per docenti e genitori è l’accesso rapido, gratuito e all’interno dell’Istituto Scolastico. Il vantaggio per gli studenti è ancora maggiore poiché possono rivolgersi ad un adulto che non è il genitore né l’insegnante, ma una persona esperta che lo ascolterà senza intervenire sulla specifica situazione che porterà, ma cercando di stimolare la propria capacità di scelta. Il più delle volte gli studenti portano difficoltà legate all’età: lo studio, gli amici, i genitori, gli insegnanti. Altre volte portano problematiche di cui non avrebbero potuto parlare se non in quella sede. Il dodicenne non dice “ho l’ansia da prestazione prima delle verifiche, portami dallo psicologo”. Il dodicenne dice, o meglio mostra, un disagio; l’adulto lo deve decifrare, deve capire se il problema è passeggero o rischia di strutturarsi n una fobia, capire se e a chi deve comunicare tale disagio. Un processo fattibile, ma un pò lungo. Per questo la psicologia scolastica è uno strumento potente e insostituibile di prevenzione del disagio. Se emergono problemi seri ed importanti che mettono in pericolo il minore, lo psicologo è tenuto per legge a fare tutto il possibile per tutelare il minore, è autorizzato ad infrangere la regola sacra del segreto professionale.
L’osservazione del gruppo-classe può essere richiesta dai docenti in difficoltà con uno o più alunni. Lo psicologo è presente in alcune lezioni ed osserva quello che accade, senza intervenire, e tenendo conto di quanto riferito dalle insegnanti. L’obiettivo è quello di aiutare le insegnanti a gestire meglio le problematiche lamentate. Se emergono indizi importanti di disagio significativo in un alunno è obbligatorio avvertire i genitori i quali verranno informati su quanto emerso e gli verranno date indicazioni sui possibili percorsi da seguire per valutare l’eventuale problema e per prenderlo in carico e risolverlo.
La relazione finale. Alla conclusione delle attività e dell’anno scolastico lo psicologo stila una relazione in cui comunica cosa ha fatto, come e quello che ha rilevato
Autrice: Dott.ssa Margherita Marra, Psicoterapeuta
Riferimenti:
- Etica, Competenze, Buone Prassi. Lo psicologo nella società di oggi. Ordine psicologi del Lazio,ed. Cortina, 2017.
. Uno Psicologo nella Scuola. Esperienze di Consulenza Scolastica all’interno di un C.I.C., Patrizia Mattioli, ed. Alpes Italia, 2016.